Il termine  emorroidi deriva dalla somma dei termini EMOS ( sangue ) e REO ( scorro) e fu coniato da Ippocrate in relazione al caratteristico sintomo che accompagna i pazienti. 


Ma cosa sono le emorroidi:  sono dei cuscinetti vascolari misti sia arteriosi che venosi presenti sia nella sottomucosa del canale anale (emorroidi interne) che nel derma anocutaneo ( emorroidi esterne). Funzionalmente partecipano attivamente al meccanismo della continenza anale, pertanto le emorroidi sono formazioni anatomiche normali che vanno distinte dalla malattia emorroidaria.

Cosa determina la malattia emorroidaria?  Studi controllati hanno dimostrato che esiste un substrato predisponente (ereditario, familiare, costituzionale) sul quale vanno ad inserirsi fattori scatenanti, quali : turbe dell’alvo ( stitichezza o diarrea), momenti della vita genitale femminile (fase premestruale, gravidanza e parto),  abitudini alimentari ( alcol, spezie, caffè), abitudini di vita ( sedentarietà o prolungata posizione seduta o in piedi per motivi di lavoro), alcuni tipi di sport ( equitazione e motociclismo), i contraccettivi orali, certe alterazioni metaboliche (ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, iperuricemia).

Le emorroidi vengono classificate in base alle dimensioni in quattro gradi: 1° grado: Presenza di lieve aumento della congestione emorroidaria interna senza prolasso. evidenziabili solo con anoscopia;  2° grado: Esiste un moderato aumento della congestione emorroidaria con prolasso esterno che tende a ridursi spontaneamente. 3° grado: Presenza di una significativa congestione emorroidaria con prolasso esterno che può essere ridotto solo manualmente. 4° grado: prolasso muco-emorroidario.

Solitamente la terapia chirurgia è riservata al terzo e quarto stadio, oppure anche al secondo grado con frequenti recidive di sanguinamento.

L’asportazione delle emorroidi (emorroidectomia ) è forse la tecnica chirurgica più antica , sono stati ritrovati papiri dell’antico Egitto con raffigurazioni di questo trattamento. La tecnica per molti anni più usata è quella perfezionata  nel lontano 1937 da due chirurghi inglesi Milligan e Morgan  ed è, probabilmente, la tecnica operatoria che ha resistito di più ai vari cambiamenti del progresso tecnologico. Purtroppo è gravata da diversi complicanze post-operatorie:  alta incidenza di dolore  ; frequenti sanguinamenti che richiedono spesso dei re interventi ;possibilità di avere delle incontinenze fecali di varia gravità .

Oggi la ricerca medica e il progresso tecnologico hanno reso disponibile una metodica chirurgica mini-invasiva per il trattamento delle emorroidi: il Metodo THD Doppler, che permette di curare i sintomi della patologia emorroidaria preservando l’anatomia del canale anorettale.

La tecnica prevede l’utilizzo di uno proctoscopio equipaggiato con una speciale sonda Doppler che permette al chirurgo di localizzare con precisione i vasi arteriosi emorroidari che vengono legati  riducendo così l’iperaflusso di sangue senza incisioni dolorose per il paziente.

Tale legatura avviene in una zona meno sensibile al dolore permettendo di ridurre ulteriormente i disagi dell’intervento.

Dopo aver legato i rami terminali dell’arteria rettale, il chirurgo procede al riposizionamento dei cuscinetti emorroidari nella loro sede naturale.( Pessia). Questa potrebbe in alcuni casi comportare nei primi giorni post operatori una temporanea sensazione di stimolo ad evacuare, anche in assenza di feci (tenesmo).

E’ una  procedura della durata di circa 30 minuti e richiede normalmente una sola notte di ospedalizzazione in alcuni casi può svolgersi anche in day-hospital.

Rispetto alla tradizionale asportazione chirurgica questa tecnica offre notevoli vantaggi: Rispetto dell’anatomia della regione anorettale ; Minimo dolore e disagio dopo l’intervento. Il paziente può percepire una sensazione di fastidio nella zona trattata, sensazione che normalmente tende a scomparire in pochi giorni; rapido recupero e veloce ritorno alle attività abituali.

Nella maggior parte dei casi, il metodo THDDoppler può essere considerato una soluzione permanente: le recidive descritte  come limitate.