Il loro nome scientifico è Inibitori della Pompa Protonica (IPP), molecole in grado di inibire l’enzima gastrico detto di “pompa protonica” ( H+/K+-ATPasi) bloccando così la secrezione acida nello stomaco. Sono tra i farmaci di maggior consumo nella società moderna con una spesa complessiva annua di oltre 44 milioni di euro in Italia, troppo spesso (tra il 60 ed il 70 %) però vengono utilizzati in maniera del tutto inappropriata. Questa moda di avere paura dell’acido nello stomaco è assolutamente infondata e pericolosa. In realtà il nome stesso di “protettori” è fuorviante perché è proprio il nostro acido a proteggerci! In anni preistorici si considera che lo stomaco avesse una estrema acidità (pH di circa 2) tale da consentire all’uomo di mangiare anche le carcasse di animali morti. Quando circa 10 mila anni fa siamo passati da cacciatori/ raccoglitori a coltivatori / allevatori il nostro pH è aumentato a circa 2,8; Un ciclo di IPP porta il pH gastrico a 7, ovvero si perde completamente l’acidità gastrica ; questo altera notevolmente la capacità digestiva e permette a tutti i batteri presenti nei cibi di passare il filtro gastrico e colonizzare l’intestino.


Chi sono i pazienti maggiori utilizzatori di IPP


Pazienti in terapia con altri farmaci:
Proteggere lo stomaco quando si prendono altre medicine (come anti-ipertensivi, statine o diuretici, antidiabetici orali ) è privo di fondamento scientifico ed anzi sconsigliabile perché si può alterare il loro assorbimento .
La categoria di farmaci gastrolesivi sono i farmaci anti-infiammatori non steroidei detti FANS di cui le molecole più famose sono :
Ketorolac – Piroxicam-  Indometacina – Ketoprofene-  Naproxene- Sulindac- Nimesulide-  Ibuprofene – Diclofenac – Acido Acetel salicilico ( aspirina, ascriptin, cardirene, ecc)
Visto l’ampio utilizzo dell’acido acetil salicilico nei programmi di prevenzione cardiologica vanno fatte specifiche considerazioni quando è necessaria la sua assunzione cronica:
Identificare i fattori che aumentano il rischio di complicanze gastrointestinali.
Età avanzata (> 65 anni) ; Impiego contemporaneamente di altri FANS o di corticosteroidi o di anticoagulanti; Pregressi episodi di ulcera gastrointestinale; Gravi malattie concomitanti (scompenso cardiaco, diabete mellito); Infezione con Helicobacter pylori.
Utilizzare una maggiore attenzione per una corretta prevenzione :
Utilizzare il dosaggio minimo indispensabile ( 75 mg) porterebbe ad un dimezzamento del rischio emorragico ; Ridurre il fumo e l’ alcool ; Controllare il peso .

Pazienti con Reflusso Gastro- Esofageo
E’ pratica comune quella di utilizzare gli IPP per curare il reflusso gastro esofageo secondo il principio che abbassare l’acidità gastrica determina un miglioramento dei fastidi percepiti dal paziente, ma in termini di controllo della malattia non hanno alcuna azione . Il reflusso è dovuto ad una mancata funzione della valvola che fa da barriera tra esofago e stomaco. Quindi pur assumendoli in maniera continuativa il succo gastrico ( anche se con poco acido) continua ad essere prodotto dallo stomaco ed ad irritare l’esofago. E’ quindi sconsigliato l’utilizzo cronico degli IPP nella MRGE. La gestione corretta è come indicato dalla nota 48 AIFA: terapia di attacco con un ciclo di sei , otto settimane, poi bisogna sospendere ed eventualmente utilizzare la cosiddetta terapia “on demand” ovvero cicli brevi di 1 settimana. E’ invece importantissimo che al paziente reflussore vada spiegato come evitare di far salire il succo gastrico ed associare delle sostanze gelatinose che fanno da “tappo” ( alginati ) per non far salire il succo gastrico. In casi selezionati è consigliabile l’intervento chirurgico di plastica antireflusso.

Cosa succede se si prendono questi Inibitori per lungo tempo

L’utilizzo cronico di questi farmaci crea delle alterazioni sia alla funzione dello stomaco che al tutto il processo digestivo:
Alterazione dei processi digestivi : l’acido serve a spacchettare il cibo per permettere la sua digestione in particolare delle proteine. La sua mancata azione determina l’ arrivo nell’intestino di alimenti non digeriti con comparsa di dolore , gonfiore addominale, diarrea.
Mancata sterilizzazione dei cibi : l’acido è un potentissimo inceneritore che brucia tutti i germi presenti nei cibi.
Rallentato svuotamento gastrico : causando una notevole sensazione di pesantezza e spossatezza
Danni Renali sia acuti da nefrite interstiziale che danni cronici con insufficienza renale .
Malassorbimento di alcuni minerali: calcio, magnesio, ferro, vitamina B12 con conseguente diminuzione della densità ossea ed aumento dell’incidenza di fratture, comparsa di crampi, possibili aritmie per squilibrio elettrolitico , anemia.


Consigli per chi deve utilizzare in maniera cronica gli IPP

E’ importante conoscere delle regole per evitare eccessivi danni dal loro utilizzo cronico :
Lavare bene frutta e verdura: alimenti che vanno mangiati in abbondanza perché ricchi di minerali.
Masticare molto e fare pasti piccoli: Uno stomaco che fa poco acido e si muove lentamente va aiutato soprattutto arricchendo il bolo alimentare con le amilasi delle ghiandole salivari e triturando molto il cibo prima di farlo scendere nella cavità gastrica.
Cuocere a vapore: aumenta la digeribilità dei cibi e permette di conservare i nutrienti.
Praticare una regolare attività fisica
Fare cicli ripetuti con probiotici
Integrare i minerali
in particolare la vitamina D e vitamina B12 ( carni rosse e bianche, pesce, latticini e uova).


Consigli per come fare in maniera corretta la loro sospensione dopo ciclo terapeutico

L’inibizione delle ghiandole produttrici l’acido gastrico deve avvenire gradualmente, altrimenti si determina una massiva loro riaccensione con una produzione paradossa di acido, questo meccanismo si chiama rebound termine inglese che significa “rimbalzo”. In pratica lo stomaco produrrebbe molto più acido del normale . La sospensione della terapia con IPP quindi dovrebbe realizzarsi in un periodo variabile di 2-6 settimane in relazione al tempo di utilizzo . Lo schema prevede sia la riduzione del dosaggio giornaliero che la diminuzione della frequenza d’assunzione. La mancata osservazione di questa semplice regola crea il falso mito, soprattutto per i pazienti con reflusso gastro esofageo, che senza protezione non si possa tollerare l’ eccessivo bruciore.